Sotto il velo dell’apparenza

Sotto il velo dell’apparenza

LEZIONE APERTA
João Nunes

Introduce Massimo Faiferri

18 Giugno 2015 ore 15.00
Asilo Sella Aula Magna

Cercare di capire il paesaggio, e proporne la trasformazione, mi ha insegnato una cosa. Almeno una: che le immagini con cui il mondo ci incanta, l’Immagine del Mondo, è soltanto la manifestazione momentanea di un funzionamento, di un meccanismo complesso che riguarda tutti gli attori presenti al momento, e i segni di tutti gli altri attori precedenti che hanno contribuito a costruire, in altri momenti, quel paesaggio.
È la comprensione di tale funzionamento, la conoscenza di questo meccanismo, che ci permette di comprendere l’immagine al di là del velo dell’apparenza, e, con tale comprensione, riuscire a individuare, in modo cosciente e sicuro, ciò su cui si può operare per poter vivere meglio con gli altri, con tutti gli altri che hanno scritto il Mondo, senza smettere di credere che tale intervento sul disegno del Mondo continua ad essere capace di costruire meraviglie, senza produrre danni… continuando a meravigliare gli uomini del futuro.
E cercare di capire il Paesaggio, e disegnare al suo interno le tracce dell’uomo come contributo al disegno del Mondo, mi ha insegnato un’altra cosa: che, se i segni che lasciamo sono inevitabilmente legati, nel tempo e nello spazio, a tutti gli altri segni che rivestono il Mondo, o a ciò che resta di quelli che lo ricoprivano, come in un edificio millenario e coeso in cui uomini, animali, piante e processi non biotici si riuniscono nel meraviglioso processo di mutare costantemente il volto del Mondo, ridisegnandolo continuamente, allora ogni segno che tracciamo, ogni segno che risulta da una manifestazione di vita – l’esplosione di un vulcano, l’inondazione di un fiume, l’amore o l’odio degli uomini, il lavoro, il cammino, la morte e la sofferenza – è solo l’inizio di un’altra cosa ancora.
Nello spazio del Mondo che é il nostro, quello del nostro tempo, e nello scarso tempo che abbiamo, che riempiamo delle impronte dei nostri passi, dei nostri gesti, delle nostre volontà e convinzioni, delle nostre passioni e dei nostri fallimenti, di tutto ciò, insomma, che siamo e saremo per poi infine scomparire, non siamo altro che piccole giunture con la missione di riempire vuoti, di riparare rotture, di rimboccarsi le maniche quando la catena si interrompe, di costruire più di quanto ci sia richiesto, contrapponendo alla profonda umiltà di conoscere la nostra dimensione l’infinita responsabilità di comprendere le conseguenze di ciò che possiamo fare.
Comprendere tutto questo ha richiesto molti anni, e ci sono voluti molti lavori, delusioni e illusioni.